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Lettera inviata in occasione della presentazione ufficiale del Calendario  2011 "Pelle conciata al vegetale in Toscana"

Gentili signore/i, In relazione alla presentazione ufficiale del Calendario 2011, e dell’incontro dibattito LA FORZA DELLA NATURA. INCONTRO SULLA FEMMINA, di Giovedì 13 gennaio 2011, promossa dal Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale (24 concerie consorziate), in collaborazione con Rolling Stone Magazine e Pitti Immagine, vi preghiamo, come contributo al dibattito, di leggere questa nostra lettera dove ci occorre evidenziare che: 

sulla copertina del calendario in oggetto è visibile la “mano”, immagine simbolo del Consorzio, su gennaio un pube femminile di pelo rossiccio, su aprile uno folto e nero, e così via ogni mese ce n'è uno diverso, totale 12 triangoli pubici di donne, in primo piano, e solo quelli. Prima di questi in copertina c’è una mano, che pare d’uomo, a simbolizzare l’artigianalità del procedimento produttivo, e allora l’associazione mentale per chiunque è immediata: la mano maschile sui pubi femminili, al naturale perchè non trattati da depilazione, plurimi, come da desiderio evidentemente naturale e condiviso. Dice l’autore: "Qui si mostra l'essenziale e non quello che si vede nei soliti volgari calendari delle pin up: mostrano tutto meno quello. Un disvelamento al contrario. Queste dodici magnifiche 'tarte au poil' senza età, sono autentiche. Quelli della Pelle Conciata al vegetale in Toscana realizzano un prodotto unico al mondo, proprio come la pelle di queste nature", ed ecco perché il Consorzio è preso d'assalto da tutti coloro che, sicuramente animati dalla pura visione di tanta naturalità umana, finalmente liberi dall’ansia generata dalla visione di una vera pelle animale, vogliono rilassarsi con una copia del calendario. Diciamo noi: Qui si mostra l’essenziale, di che cosa? Della donna, o dell’idea-immagine che gli uomini hanno della donna, o che altro? I soliti calendari delle pin up non sono volgari in quanto poco veritieri, ma in quanto espressione di una verità volgare, quella della pornografia. Altrettanto volgare però risulta, se non di più, la verità buttata in faccia, a colpi di flash, che il corpo umano, in questo caso femminile, possa essere ritagliato e ridotto a parte anatomica senza un volto, e senza identità. Quello che colpisce ma non stupisce di queste immagini è in verità la piattezza culturale, la banalità e vecchiezza, proprio da declino del novecento, e la evidente intenzione annichilente della dignità della donna. La natura sarebbe qui solo femmina, e poiché la natura della femmina è una parte ben conosciuta ed identificabile di ogni femmina, e l’esposizione pilifera ne indica veridicità e naturalità, ecco il ritaglio delle inequivocabili immagini. Cosa di meglio per rappresentare la naturalità della concia? Meglio invece sarebbe, per non dare adito a equivoci, specificare che la committenza, il Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale, fra Pelle e Italiana specificasse con la parola “animale” la propria mission. Sennò guardando le foto del calendario potremmo pensare, ma guarda come è conciata quella povera ragazza, tagliata e buttata lì, oggetto da anatomopatologo. Viva o morta non si sa. In semplicità occorre dire che questo calendario racconta la elementare verità che il pensiero fisso maschile va sempre lì dove indicato dal fotografo, ed è perciò una cattiva rappresentazione del pensiero e della identità maschile. Ma la furbizia non è arte, come vi furono artisti a sostegno di ogni peggior potere, e come sì è vero la comunicazione è tutto, può nobilitare o può offendere, in questo caso denigra le donne, riducendole a parte anatomica nuda, attitudine e abitudine maschile italiana. Nell’associare codeste immagini alla parola concia, disinteressandoci a fatica della banale e stereotipata associazione alla naturalezza, ci rimangono due parole di cui la seconda è pelle. Pelle e conciata che messe insieme, per chi ha immaginazione, fanno venire in mente lo scuoiamento, e purtroppo l’animale non c’entra, poiché non è nominato. La pelle poi la si pensa umana, quella animale la si pensa pelliccia, e questa pelle umana è pilifera, quindi poco umana e molto animale, e di mezzo c’è la concia. Il risultato purtroppo è osceno, e più osceno dei calendari delle pin up, a ben vedere un po’ più vicini e umani, di questa fredda esposizione di impronta neo-illuminista. E quella mano in copertina chissà perché assomiglia alla manina che compare nel videogame giapponese dello stupro, quello tolto dalla vendita internazionale, dove facevi tutto con una manina, più facile e meno compromettente e veritiero, ma pur sempre stupro. Secondo il committente Consorzio, la pelle conciata al vegetale assorbe le tracce del nostro vissuto, invecchia, ma non si rovina. Finirebbe quindi a non avere età, sia pure, queste immagini invece hanno visibilmente età, giovane in questo caso, e la pelle umana si rovina, anche quella pubica, e così sempre di più si allontana la relazione fra il prodotto da promuovere e le immagini esposte. Rimarrebbe la provocazione artistica, ma francamente il novecento è terminato, di Picasso ce n’è già stato uno, potrebbe essere provocatorio oggi solo qualche sprazzo di poesia, meno banale sicuramente di una fastidiosa fissazione pubica dai caratteri infantili in uomini in età e in pieno potere di sé stessi e del mercato. Se fosse vero, come sostengono gli imprenditori committenti, che questo calendario pubico femminile è una provocazione contro le produzioni a basso costo perché gli scatti sarebbero naturali e onesti, contrariamente alle pubblicità di alcuni marchi della moda italiana che simulano e dissimulano produzioni manuali e artigianali di articoli in realtà prodotti in Cina a basso costo di produzione e a costo zero per il rispetto dell'ambiente, sembrerebbe allora sottinteso che la salvezza di questo tipo di industria italiana sia legata all’anatomia femminile, vocazione italiana poco incline a una matura competitività indipendente dal fantasma di una onnipotenza femminile materna e arcaica, vizio e limite del tutto italiano. In definitiva nel nuovo millennio la comunicazione sì può essere arte, ma sicuramente è il mezzo di potere di massa di più facile e immediata percezione, e a tale proposito noi continuiamo a nominare e denunciare la violenza mediatica sul corpo delle donne, dei bambini e di coloro che si ritengono essere o sono inermi, oltre a quella fisica, psicologica, economica, in tutte le forme, dalle più brutali alle più subdole, tutte votate all’annientamento della dignità di diritto di interi generi o corpi sociali. E se non violenza, sicuramente maltrattamento, mediatico, d’immagine e parole, non certo arte, e nemmeno provocazione, ma intollerabile svilimento. Sconsigliamo le aziende ad intraprendere iniziative promozionali o pubblicitarie che possano suscitare legittima indignazione in quanto lesive della dignità delle donne, come sollecitato dalla risoluzione europea (2008/2038(INI)) del 03.09.2008. Iniziative di marketing che potranno avere ricadute decisamente poco produttive sul mercato e sull'immagine aziendale. Vi chiediamo inoltre di distribuire, a spese del CONSORZIO VERA PELLE ITALIANA CONCIATA AL VEGETALE, questa lettera con gli stessi criteri, canali e mezzi utilizzati per la distribuzione del Calendario. Lettera .pdf

 

In seguito alla nostra segnalazione,  lo IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) ci scrive:

Segnalazione messaggio pubblicitario “Pelle conciata al vegetale in Toscana” diffuso attraverso un calendario da tavolo allegato alla rivista “Rolling Stone” n. 87 - gennaio 2011 Con riferimento alla segnalazione in oggetto, comunichiamo che il Comitato di Controllo in data 13/1/11, ha emesso ingiunzione di desistenza dalla diffusione del messaggio per la violazione degli artt. 1 - Lealtà della comunicazione commerciale - e10 - Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona - del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. L’organo di controllo ha ritenuto tale comunicazione offensiva della dignità della persona, in quanto il corpo femminile viene equiparato alla “pelle conciata”, ovvero sia ad un prodotto che ad un animale, ovvero un animale ucciso, sezionato e trasformato in prodotto di lavorazione, rilevando pertanto il contrasto con l’art. 10 del Codice, secondo cui “la comunicazione commerciale deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni”. Il Comitato ha altresì rilevato la violazione dell’art. 1 del Codice “La comunicazione commerciale deve evitare tutto ciò che possa screditarla”, ritenendo il messaggio un esempio di forma comunicazionale che danneggia il credito dell'istituzione pubblicitaria nel suo complesso considerata. Si precisa che il provvedimento ingiuntivo acquisterà efficacia di decisione allo scadere del termine previsto ex art. 39 del Codice, ovvero il 24 gennaio p.v. qualora la parte non proporrà motivata opposizione. Ringraziando per l’apprezzata collaborazione, porgiamo i migliori saluti. I.A.P. La Segreteria

1° risposta:  la Conceria il Gabbiano

Spett.le Associazione,
siamo rimasti sbalorditi quanto voi di questo calendario e anche noi siamo rimasti sconcertati che il Consorzio abbia preso la decisione di pubblicarlo. Per vostra informazione sappiate che non l'abbiamo dato a nessuno e non abbiamo intenzione di distribuirlo a nessuno.
Certi d'avervi fatto cosa gradita cordialmente salutiamo.

2° risposta:  lo studio OlivieroToscani

Carissime, sarebbe gradita la vostra presenza durante il dibattito di giovedì 13 gennaio a Firenze, così da confrontarci sul tema.                                                                                Aspetto un vostro recapito telefonico così da parlarne a voce.Un caro saluto. A presto.                                                                                                                                   Gaia Franceschi