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COMUNICATO STAMPA

Milano, 14 Aprile 2016

CambieRAI in peggio?

La consultazione del MISE parte male – e non solo perché mancano le donne DonneinQuota chiede un tavolo sulle questioni di genere

 

La consultazione del MISE parte male, denuncia Donatella Martini, presidente di DonneinQuota, che segnala: “Il 12 aprile il Mise, nella persona del sottosegretario Giacomelli ha convocato a Roma una consultazione definita pubblica, in vista del rinnovo della convenzione Stato- RAI già in scadenza a maggio e prorogata ad Ottobre.

 

160 persone, in rappresentanza di 62 associazioni, 20 enti pubblici e istituzioni, 11 centri studi e think tank, hanno lavorato suddivise in 16 tavoli tematici ma mancavano "le associazioni di donne che lavorano da anni contro il sessismo nei media e a favore della par condicio di genere, come anche Rete per la Parità e Aspettare stanca.”

 

“Chiediamo quindi – dichiara la presidente di DonneinQuota- che, all’interno della consultazione, si apra un apposito tavolo con le associazioni delle donne e la partecipazione del Dipartimento Pari Opportunità, prima della diffusione dei risultati del think tank del 12 aprile, utilizzando come documento iniziale le proposte contenute nella lettera sopracitata, che alleghiamo al presente comunicato.”

Aggiunge Donatella Martini “L’ esclusione nella fase di avvio della consultazione è una grave e ingiustificabile omissione, perché ha cancellato i risultati degli ultimi 6 anni di interlocuzione con i precedenti governi su questi temi, che hanno portato all’inserimento nel Contratto di Servizio 2010-2012, tuttora vigente, di 13 emendamenti sull’immagine della donna e anche perché non si è ritenuto di utilizzare almeno in parte la bozza di Contratto 2013-2015, che pur aveva completato il suo iter fino all’ approvazione, alla cui stesura abbiamo collaborato e che riteniamo la più avanzata dal punto di genere della storia della Rai.

Sono stati consultati organismi individuati con criteri ignoti e attraverso un think tank in stile Leopolda, con modalità non trasparenti, e confusi che sono state criticate anche da alcuni partecipanti. Non è stata fornita nessuna risposta alla nostra richiesta del 16 marzo, più volte sollecitata e ribadita con la lettera inviata l’11 aprile scorso con le nostre proposte per una nuova Rai, di poter partecipare - come in passato - alla consultazione.

Viceversa studenti, disabili, consumatori, minori, sportivi e tanti altri sono stati chiamati a rappresentare la società, anche attraverso più associazioni di settore per ogni categoria.

Se questa fosse la nuova Rai voluta dal Governo sarebbe un grave passo indietro, da collegare ad altre decisioni come quella della mancata nomina di una Ministra delle Pari Opportunità.

Un trend negativo, caratterizzato anche dall’insoddisfacente presenza delle donne nei mass media, in contrasto con i suggerimenti, basati anche su dati statistici nazionali e internazionali che dovrebbero portare l’Italia ad affrontare con determinazione le questioni legate alla condizione delle donne, per ottenere vantaggi non solo per le donne ma anche per l’economia e per il futuro del Paese.”

In allegato qui il testo originale inviato: COMUNICATO_STAMPA_RAI_-_14_apr_2016.pdf


Milano, 11 Aprile 2016


A:
Ministero Sviluppo Economico
Sottosegretario On. Giacomelli

p.c. a:
Presidente CUG MISE
D.ssa Patrizia Giarratano

Presidente del Consiglio
Matteo Renzi

Presidente Camera
On. Laura Boldrini

Presidente Commissione Vigilanza RAI
On. Roberto Fico

Intergruppo parlamentare per le
Donne, i diritti e le pari opportunità

Dipartimento Pari Opportunità
D.ssa Monica Parrella

Associazioni:
Rete per la Parità
Aspettare Stanca
C.a. D.ssa Rosanna Oliva

 

OGGETTO: RIDEFINIZIONE DEI COMPITI DEL SERVIZIO PUBBLICO

Egregio Sottosegretario Giacomelli,
ancora una volta ribadiamo con forza che consideriamo una grossa mancanza l’aver escluso le associazioni femminili che, come noi, si occupano di sessismo nei media dalla prima fase della consultazione pubblica indetta per la ridefinizione dei compiti del servizio pubblico radiotelevisivo.
Le donne non sono una categoria ma la metà del genere umano. Relegare le associazioni alla seconda fase, significa comunicare il messaggio che il Governo non ritiene importante ascoltare le nostre istanze. Ne prendiamo atto.


Auspichiamo che, come punto di partenza delle riflessioni, si parta dalla bozza di Contratto di Servizio 2013-2015, alla cui compilazione abbiamo attivamente collaborato e che rappresenta, non solo dal punto di vista di genere, il più avanzato della storia della Rai.
Inviamo le nostre proposte che mirano ad ottenere un impegno effettivo della RAI – come prima industria culturale del Paese - a favorire la partecipazione attiva delle donne in termini di parità e pari opportunità, per un rinnovato e migliorato standard qualitativo dei programmi e dei palinsesti.
Come premessa, rammentiamo la dichiarazione e piattaforma d'azione di Pechino, adottata durante la quarta Conferenza mondiale dell’ONU sulle donne il 15 settembre 1995 e
sottoscritta da tutti i 189 Paesi Membri – Italia compresa - che ha stabilito due obiettivi strategici per il settore:
- (j.1) accrescere la partecipazione delle donne e permettere loro di esprimersi e accedere ai processi decisionali nei media e nelle nuove tecnologie della comunicazione;
- (j.2) promuovere un’immagine equilibrata e non stereotipata delle donne nei media.
A ventuno anni da Pechino, e a fronte della sfida rilanciata dall’ONU per il raggiungimento delle pari opportunità nei media entro il 2030 - uno degli obiettivi dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile - il nostro Paese non ha ancora ottemperato agli obblighi presi.
Diventa quindi inderogabile un radicale cambiamento dell’immagine delle donne.
Consideriamo la lotta agli stereotipi, che affollano non solo l’advertising ma anche i programmi radiotelevisivi, come parte essenziale del nuovo Contratto di Servizio in quanto essi ostacolano piuttosto che favorire il percorso delle pari opportunità, inquinando peraltro, la qualità dei prodotti radio e audio-visivi.
Riteniamo quindi indispensabile, per ottenere processi efficaci di vigilanza sul palinsesto e sulla produzione (ivi inclusa quella destinata al web che è prevista ragionevolmente crescere e moltiplicarsi) anzitutto che la composizione del Consiglio di Amministrazione – come qualsiasi altra struttura interna alla RAI - sia paritaria (tante donne quanti uomini).
Riteniamo altresì imprescindibile, la nomina di una ulteriore componente del C.d.A. da parte del Dipartimento delle Pari Opportunità, delegata a valutare i prodotti secondo una visione rispettosa e paritaria per quanto riguarda il genere, capace di rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione di opere di qualità e promuovere azioni di garanzia qualitativa per la tutela dell’immagine femminile.
La nascita di una struttura dedicata, chiamata “Educazione alla Parità” affiancata da un laboratorio ideativo-produttivo di nuovi format che interpretino le esigenze dell’utenza femminile per una crescita culturale nel rispetto delle differenze e in nome della pluralità, completerebbe il nuovo assetto. Una siffatta struttura potrebbe anche essere un’occasione di innovazione dei prodotti radio e audio-visivi, considerando che la voce, le idee, le prospettive delle donne sono state per lungo tempo, e parzialmente lo sono ancora, marginali o comunque minoritarie.
La Rai deve poi dotarsi di strumenti a controllo democratico che garantiscano l’imparzialità delle realtà in essa rappresentate. E’ dimostrato che l’Auditel come strumento di rilevazione dati di ascolto, così concepito, non può coniugare correttamente audience e qualità.
Sappiamo bene che la Rai ha implementato, negli anni più recenti, alcuni strumenti di controllo sulla qualità dell’offerta, come per esempio il monitoraggio annuale sull’immagine

femminile e, in ottemperanza ad una legge dello Stato, i monitoraggi sulla par condicio di genere in periodo pre-elettorale; ma i risultati di questi studi non sono facilmente consultabili (mancano ancora i risultati del monitoraggio sull’immagine femminile 2015), reperibili in tempo reale sui siti della Rai e di Rai Parlamento e non vengono in alcun modo divulgati. Chiediamo dunque più trasparenza e maggiore impegno a far conoscere l’esito degli studi e ricerche condotte dalla Rai.
Inoltre, la concessionaria di pubblicità della RAI (RAI Pubblicità) deve tutelare maggiormente l’immagine delle donne anche nei messaggi promozionali.
In allegato, una elencazione delle principali tappe verso la parità queste conclusioni.

Restiamo in attesa di una sua cortese e sollecita risposta in ordine all’inserimento delle nostre proposte nel nuovo Contratto di Servizio.

Cordiali saluti.

La Presidente
Donatella Martini

In allegato qui il testo originale inviato: Rai_Consultazione_Pubblica_DonneinQuota.pdf

 

ELENCAZIONE

- la Convenzione delle Nazioni Unite del 1979 sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW)
- la dichiarazione e piattaforma d'azione di Pechino del 1995, già menzionata
- le risoluzioni del Parlamento del 18 maggio 2000 sul seguito dato alla piattaforma d'azione di Pechino, del 10 marzo 2005 sul seguito della quarta Conferenza mondiale sulla piattaforma di azione per le donne (Pechino +10) e del 25 febbraio 2010 sul seguito della piattaforma d'azione di Pechino (Pechino +15)
- l'articolo 2 del trattato sull'Unione europea, che sottolinea i valori comuni degli Stati membri quali il pluralismo, la non discriminazione, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà e la parità tra donne e uomini
- l'articolo 19 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che fa riferimento alla lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso
- la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra
uomini e donne in materia di occupazione e impiego (rifusione) e la direttiva 2004/113/CE del Consiglio, del 13 dicembre 2004, che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura
- la direttiva 2002/73/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 settembre 2002, che modifica la direttiva 76/207/CEE del Consiglio relativa all'attuazione del principio della parità di trattamento tra gli uomini e le donne per quanto riguarda l'accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e le condizioni di lavoro
- le conclusioni del Consiglio del 2 dicembre 1998, che stabiliscono l'inclusione di indicatori quantitativi e qualitativi e di parametri di riferimento nella valutazione annuale dell'attuazione della piattaforma d'azione di Pechino
- la dichiarazione comune adottata il 4 febbraio 2005 dai ministri dell'UE per le pari opportunità nel quadro della revisione decennale della piattaforma d'azione di Pechino, nella quale essi ribadiscono, tra l'altro, il fermo sostegno e l'impegno a favore di una piena ed efficace attuazione della dichiarazione e della piattaforma d'azione di Pechino
- le conclusioni del Consiglio del 2 e 3 giugno 2005, che invitano gli Stati membri e la Commissione a rafforzare i meccanismi istituzionali di promozione della parità di genere e a istituire un quadro di valutazione per l'attuazione della piattaforma d'azione di Pechino, nell'ottica di sviluppare un monitoraggio più coerente e sistematico dei progressi compiuti
il D.Lgs 31 luglio 2005, n° 177 (T.U. della radiotelevisione) che include nei Principi generali del sistema radiotelevisivo la garanzia, a tutela degli utenti, di trasmissioni, programmi e trasmissioni pubblicitarie, incluse le televendite, che rispettino i diritti fondamentali delle
persone, vietando le trasmissioni che inducono ad atteggiamenti di intolleranza basati – fra l’altro – sul sesso
- il Patto europeo per la parità di genere (2011-2020), adottato dal Consiglio europeo nel marzo 2011
- la strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015, presentata dalla Commissione il 21 settembre 2010, e il documento di lavoro dei servizi della Commissione che la accompagna, concernente le azioni per l'attuazione della strategia (COM(2010)0491, SEC(2010)1080)
- la Risoluzione del 3 settembre 2008 sull'impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini
- la Risoluzione del 13 marzo 2012 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea
- la Risoluzione del 12 marzo 2013 sull'eliminazione degli stereotipi di genere nell'Unione europea
- l'articolo 48 del regolamento del Parlamento Europeo
- la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0401/2012)
- la legge 28 del 2000, come integrata dalla legge n° 215 del 2012 sulla par condicio di genere durante le campagne elettorali