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Testo di Antonella Pastore illustrazione di Antonella Eberlin

 

arabe5 Realizzarsi nella società come donna significa individuare sia la propria personale identità sia rivendicare il proprio ruolo e i propri spazi. Purtroppo le donne italiane, ancora oggi, faticano ad ottenere un riconoscimento paritario sia in ambito politico che sociale, ma per le donne immigrate il compito è senz’altro più arduo. Tralasciando elementi essenziali per favorire l’inserimento sociale, quali: permesso di soggiorno, una sistemazione abitativa o un lavoro, alle donne straniere resta da affrontare un altro ostacolo ad una vera integrazione: la diversità culturale. Le donne immigrate nel nostro paese sono discriminate almeno per due aspetti: in quanto donne e in quanto immigrate, per questi motivi molti sociologi sostengono che la donna immigrata in Italia è doppiamente penalizzata. Queste donne spesso sembrano invisibili eppure sono portatrici di un tesoro di saperi e di competenze che faticano a svelare a causa di preconcetti; è importante sottolineare come i preconcetti siano sempre lesivi della dignità delle persone. Il rischio di esclusione delle donne immigrate è maggiore rispetto alle altre donne, poiché esse, per potersi effettivamente inserire nella società, devono superare anche ostacoli culturali propri della comunità autoctona e, talora, degli stessi gruppi etnici di appartenenza. Inoltre, la donna immigrata difficilmente dispone della rete familiare e/o amicale alla quale fare riferimento, specialmente nei momenti critici della sua esistenza e ciò crea situazioni di isolamento. La solitudine e l’isolamento spesso non consentono a queste donne di affrontare, senza conflitti, i problemi legati alla maternità e alla cura dei figli, proprio perché diventa difficile per loro conciliare i propri quadri di riferimento culturale: valori, norme, stili di vita con quelli della società ospitante. Prendiamo l'educazione dei figli all’estero, le donne migranti sono chiamate ad assolvere un difficile compito che risulta essere cruciale per il processo di integrazione dei migranti nella società. Esse si trovano a dover fronteggiare, spesso da sole, ad una serie di situazioni di incontro e confronto con persone ed istituzioni del paese di accoglienza che le costringono ad elaborare, più o meno volontariamente e consapevolmente, strategie di mediazione e dialogo tra diversità a loro sconosciute. Un esempio, di questa nuova condizione, è il momento dell’inserimento scolastico dei figli; la necessità per le madri immigrate di comprendere l’istituzione scolastica e preparare il figlio all’ingresso in essa, impone loro uno sforzo notevole di mediazione dovendo dimostrare disponibilità ad aprirsi a nuove forme d’istruzione spesso conoscendo poco la lingua italiana che invece i loro figli hanno già appreso, ciò crea situazioni paradossali, poiché le madri ricorrono alla mediazione linguistica e culturale dei figli durante i colloqui con i docenti ritrovandosi in questo caso in una situazione di doppia subalternità verso gli insegnanti e verso i figli, indebolendo così il loro ruolo di educatrici . Considerare prioritario, da parte delle istituzioni , aiutare le donne straniere a migliorare le conoscenze linguistiche permetterebbe di rafforzarne l’autostima, perché non deve essere sottovalutato l'importante e il delicato compito di mediatrici che le donne straniere svolgono nel contesto sociale. Stimolare occasioni di incontro, scambio e aggregazione, attivando una rete di auto-aiuto può rappresentare uno strumento per permettere a loro di partecipare ad attività al di fuori della loro comunità etnica, allo scopo di sviluppare una nuova coscienza culturale necessaria a favorire l'integrazione sociale. Se si considera che diffidenze e pregiudizi impediscono lo sviluppo di una società multietnica ed interculturale, si rende necessario considerare il fenomeno dell’immigrazione come uno stimolo e una risorsa per sviluppare la consapevolezza del patrimonio di civiltà e favorire l'incontro con altre culture e modelli di vita. L'associazione DonneInQuota desidera costruire una rete di donne che possa contemplare una visione sensibile alla diversità culturale per favorire e sostenere la diversità e la pluralità dell’universo femminile, perché le donne lo sanno che tra le donne c’è un legame che va al di là dell’appartenenza politica, della nazionalità o del credo religioso.