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marrazzo-638x425Intervista a Marrazzo di Valeria Palumbo Avete letto l’intervista a Pietro Marrazzo apparsa sulla Repubblica il 15 agosto 2011? Mi dispiace davvero che a firmarla sia una donna (fra l’altro tra le poche scelte a dirigere un quotidiano, l’Unità, e da poco estromessa). Concita De Gregorio non ha ritenuto necessario tornare sulle risposte maschiliste e irresponsabili di un signore che ha ingannato i suoi elettori, tradito i suoi doveri (un ruolo pubblico ci lega anche alla dignità, appunto, e alla non ricattabilità), rovinato la sua famiglia, mentito alla moglie. E soprattutto offeso le donne. Peccato. Perché le risposte di Marrazzo, che guidava, per la sinistra, una delle più importanti regioni italiani, svelano sia l’arretratezza di un “maschio” che invece dovrebbe avere idee progressiste. Sia quest’assurdo principio catto-ipocrita per cui la vergogna non è nel fare certe cose, ma nel lasciare che vengano scoperte. Mai visto uno che si pente prima di essere beccato e, con onestà, va davanti alle telecamere e dice ai suoi elettori: «Signori miei sto facendo cose che mettono a repentaglio l’affidabilità del mio lavoro e quindi me ne vado». Figurati: qui non si dimettono neanche se beccati con le mani nel sacco. E se si dimettono, riemergono dopo pochi mesi. In ogni caso, che cosa ha detto il pio Piero, che, subito dopo essere stato beccato con trans e cocaina, è corso a rifugiarsi in convento a Montecassino? (Perché prima, se era tanto stanco e confuso, non ci aveva pensato?). Ha detto: «Io non sono omosessuale. Non ne faccio un vanto, ma non lo sono. È così. Ho amato solo donne. Moltissimo, e con frequente reciprocità. Dai transessuali cercavo un sollievo legato alla loro femminilità. Il fatto che abbiano attributi maschili è irrilevante nel rapporto, almeno nel mio caso». La prima domanda è: che cambia? Nessuno, in teoria, gli ha mai contestato come colpa l’omosessualità, ma il consumo di sesso a pagamento e di droga. Ovvero due cose incompatibili con il suo ruolo pubblico. Pensa che la sua colpa sarebbe stata meno grave se fossero state prostitute donne? La pensa insomma come l’avvocato Ghedini e condivide la tesi dell’utilizzatore finale? E poi la risposta è piena di trappole: dice di avere amato solo donne. A rigore questo non ha nulla a che vedere con il sesso. E sono le inclinazioni sessuali, non l’amore, che definiscono se sei etero, bi o gay. Dopodiché dice, indirettamente, che non ha amato questi trans: e perché? Certo si trattava di rapporti prezzolati. Ma ancora una volta non viene fuori la singolare tendenza di questi cattolicissimi signori di scindere sesso e amore e di trovare dignitoso pagare qualcuno con cui fare sesso e poi disprezzarlo? Perché secondo lui una persona che garantisce una simile prassi: «suoni alla porta, e si apre. Poi riposi», non merita amore? Infine: cercava nei trans la femminilità. Che idea ha della femminilità un esponente della sinistra? Lo dice subito dopo: quella dei trans «è una presenza accogliente che non giudica. I transessuali sono donne all’ennesima potenza, esercitano una capacità di accudimento straordinaria. Mi sono avvicinato per questo a loro. È, tra i rapporti mercenari, la relazione più riposante». Se fossi nelle ex compagne (tutte, visto che dice di aver amato con “frequente reciprocità”...) del signor Piero mi indignerei soprattutto per questo. Se era stanco, se voleva essere “accolto”, perché non è andato prima in convento? Avere una donna che lavorava, una famiglia che lo impegnava e che, ebbene sì, lo stancava (come stancava sua moglie, che aveva pure lui come carico) era troppo per lui? E perché ha fatto figli? Perché si è sposato? Perché anziché una compagna ha preteso di trovare una mamma? Sembrerebbe che, non trovandola, si è rifugiato tra le braccia a pagamento dei trans. Questo è il solito equivoco: gli uomini sono così stupidi da credere che chi si prostituisce (di qualsiasi sesso sia) sia tenero per natura e non per contratto. Che inganno assurdo. Assurdo anche perché ritarda e nega ciò che la modernità dovrebbe aver reso evidente: la coppia e la famiglia sono un impegno serio, da dividere equamente, nel rispetto reciproco. Il compagno o la compagna non sono poltrone, materassi, pungiball né biberon. Sono persone. E chi non è in grado di affrontare, neanche in famiglia, un rapporto tra persone, come può credere di essere in grado di ricoprire un ruolo di responsabilità pubblica così alto? Da quell’intervista (che, sono pronta a giurare, è molto piaciuta alla Chiesa) viene fuori un uomo che offende le donne e la democrazia. Non solo una persona che “ha sbagliato”. Spero che dalla sua parte politica si levi qualche voce per prendere le distanze. Ps: trovo molto divertente che Marrazzo giudichi i trans più riposanti delle prostitute donne... fosse che sono le donne in sé, tutte le donne, a fargli paura? Be’ ha ragione: non abbiamo nessuna stima di uomini così.