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Scritto da Super User
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Categoria: Donne e Media
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Pubblicato: 01 Dicembre 2008
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Visite: 6149
Spett.le
Bialetti Industrie Spa
Via Fogliano, 1
25030 Coccaglio - Brescia
Spettabile Agenzia di Pubblicità
Casiraghi Greco&
via Castelfidardo, 7
20121 Milano
Gentile Direttore Creativo
Cesare Casiraghi
via Castelfidardo, 7
20121 Milano
E p.c.gentili Sig,nori
Ago Panini
Danielle Joujou
Simona Marchini
Francesco Pistorio
Paolo Caimi
Antonio Di Peppo
Spett.le
Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria
Via Larga 15
20122 Milano
Alla Ministra per le Pari Opportunità
On.Mara Carfagna
Dipartimento per le Pari Opportunità
Largo Chigi, 19
00187 Roma
Al Parlamento Europeo
Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
Alla c.a.dott.ssa
Eva-Britt Svensson
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+ 32 2 284 4 95 (Brussels)
+ 33 3 881 79069 (Strasbourg)
Ufficio di Rappresentanza
Via 4 Novembre, 149
00149 Roma
Alla Consigliera Delegata alle Politiche di Genere della Provincia di Milano
Arianna Censi
Corso Monforte 35
20122 Milano
Alla Presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Lombardia
Rossana Caggiano
Via Fabio Filzi, 22
20124 Milano
E a tutta la commissione
Alla Commissione Pari Opportunità della Città di Milano
Patrizia Ines Quartieri
E a tutta la Commissione
Piazza della Scala, 2
20100 Milano
All’Unione Donne in Italia
Via dell' Arco di Parma 15
00186 Roma (RM)
E a tutte le Associazioni Donne
Gentili Signore/i in indirizzo, riteniamo che la pubblicità del nuovo prodotto Bialetti Capuccino&Cioccolata, trasmessa dalle reti televisive e visionabile presso l’indirizzo:
http://it.youtube.com/watch?v=pQzDe6ZQgFM, leda il genere femminile.
In particolare ravvisiamo nel messaggio l’idea che la donna sia un “oggetto” del piacere al pari di una tazza di cioccolata o cappuccino, messaggio sostenuto anche dal claim “Due facce del piacere”.
In questo modo disattendendo la norma del Codice di Auto disciplina pubblicitaria espressa nell’
art.10 : – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona.
La comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose dei cittadini. Essa deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni.
Inoltre, il messaggio “…vede coinvolto un giovane e la sua bionda, dolce metà. Il ragazzo si alza dal letto per andare a farsi un cappuccino con la nuova macchina Bialetti. Ma una volta lì, si ferma pensando se forse non sia meglio una bella cioccolata…” ribadisce il concetto di donna oggetto, che al di là dei legami affettivi, possa essere scambiata per i propri piaceri sessuali, ribadendo lo stereotipo che la donna è solo oggetto di piacere, veicolando inoltre il messaggio che sia normale “tradire”.
Inoltre, se la “dolce metà” in maniera stereotipata è bionda e acconsenziente, il piacere alternativo viene veicolato da una ragazza di colore, che “piove” dall’alto come un frutto da un albero o comunque sempre e solo come oggetto di piacere.
Riteniamo quindi che questo disattenda la norma dell’art.10 offendendo in questo modo il rispetto della dignità della persona umana.
Inoltre, il messaggio è portatore di violenza contrario all’
art. Art. 9 – Violenza, volgarità, indecenza.
La comunicazione commerciale non deve contenere affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale o tali che, secondo il gusto e la sensibilità dei consumatori debbano ritenersi indecenti, volgari o ripugnanti.
L’uso che si fa della donna in questa comunicazione commerciale veicola il messaggio che possa essere gettata (piove) su un letto, maltrattata, nascosta violentemente sotto il letto, sempre per seguire il piacere dell’uomo.
Inoltre, se lo spot inizia con la ragazza bionda sensuale e acconsenziente, la ragazza che piove dall’alto non pare dello stesso parere, sembra spaventata e non allo stesso modo contenta, veicolando il messaggio che oltre che donna è una donna di colore e quindi possa essere usata volente o meno per i propri piaceri sessuali.
L’effetto ritenuto forse “…teatrale e ironico…”, non è talmente ironico da essere un’iperbole e lenire così il messaggio, in un paese dove ci sono più di 6 milioni di donne vittime di violenza.
Quindi lo spot tutto, è contrario sempre rispetto al codice di autodisciplina pubblicitario Art. 12 – Salute, sicurezza e ambiente. La comunicazione commerciale relativa a prodotti suscettibili di presentare pericoli, in particolare per la salute, la sicurezza e l'ambiente, specie quando detti pericoli non sono facilmente riconoscibili, deve indicarli con chiarezza. Comunque la comunicazione commerciale non deve contenere descrizioni o rappresentazioni tali da indurre i destinatari a trascurare le normali regole di prudenza o a diminuire il senso di vigilanza e di responsabilità verso i pericoli.
Non è certo il prodotto ad essere pericoloso ma il messaggio che è portatore di violenza.
Alleghiamo la relazione approvata dalla Commissione Pari Opportunità del Parlamento Europeo, sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini, e di cui riportiamo qui un estratto significativo:
“…..F. considerando che la pubblicità è una componente dell'economia di mercato che, a causa
della sua pervasività, ha un'innegabile influenza sul comportamento dei cittadini e la
formazione delle loro opinioni,
G. considerando che la pubblicità presenta sovente la vita reale degli uomini e delle donne in
modo caricaturale,
H. considerando che la pubblicità che presenta stereotipi di genere limita le donne e gli
uomini, le ragazze e i ragazzi e “rinchiude” gli individui in ruoli prestabiliti, artificiali e
spesso umilianti, degradanti e instupidenti per entrambi i sessi; considerando inoltre che al
contempo la pubblicità, per sua natura, rafforza questi effetti negativi in quanto il
messaggio viene ripetuto e riprodotto incessantemente,
I. considerando che la discriminazione di genere nei media e tuttora diffusa e che la
pubblicità e i media che presentano stereotipi di genere possono essere considerati come
parte di tale fenomeno,
J. considerando che la pubblicità che presenta stereotipi di genere riproduce un’iniqua
distribuzione del potere,
K. considerando che la pubblicità che presenta stereotipi di genere non soltanto “rinchiude”
le persone in diversi ruoli predefiniti, bensì altrettanto spesso esclude le persone non
inquadrabili nel concetto di normalità,
L. considerando che e necessario combattere gli stereotipi di genere a tutti i livelli della
società per consentire l'uguaglianza e la cooperazione tra le donne e gli uomini tanto nella
sfera privata quanto in quella pubblica,
M. considerando che gli stereotipi di genere possono contribuire fin dai primi anni di
socializzazione del bambino a una discriminazione di genere che consolida il perpetuarsi
delle ineguaglianze tra uomo e donna lungo tutto l'arco della vita e l'emergere di
comportamenti di segregazione in base al genere,
N. considerando che il concetto di stereotipo di genere e controproducente e contribuisce a
ripartire il mercato del lavoro in professioni differenziate per genere, professioni in cui le
donne generalmente guadagnano meno degli uomini,
O. considerando che, per evitare di riprodurre stereotipi di genere, occorre la partecipazione
di tutta la società, in quanto si tratta di una responsabilità condivisa tra tutti i soggetti della
società,
P. considerando che occorre eliminare gli ostacoli che si frappongono alla trasmissione di
un'immagine positiva dell'uomo e della donna nelle diverse situazioni sociali,
…”
E inoltre
“…14. evidenzia in particolare la necessità di eliminare i messaggi che ledono la dignità umana e che contengono stereotipi di genere veicolati dai testi scolastici, dai giocattoli, dai videogiochi per PC e console, da Internet e dalle nuove tecnologie di informazione e di comunicazione (TIC) e dalla pubblicità trasmessa dai vari tipi di media;…”
Ci meravigliamo che un’azienda Italiana, proprio nei giorni seguenti alla Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle donne, approvi e mandi in onda una pubblicità così, non ravvisando il messaggio in essa contenuto e che un’Agenzia di pubblicità possa solo pensarla, come se non ci fossero altri requisiti peculiari del prodotto da pubblicizzare e da ritenere plus e che la creatività non possa essere espressa se non attraverso l’uso improprio della sessualità.
Come madri non sappiamo cosa spiegare, guardando questa pubblicità insieme ai nostri figli. Non possiamo pensare di tacere, con i figli, e far passare loro il concetto che le donne, fidanzate, madri, sorelle vanno trattate così e alle figlie non possiamo tacere e far loro pensare che siamo d’accordo con questo modo di essere trattate, modi contrari ai diritti umani, alla costituzione italiana, al senso civico a cui dobbiamo educarli.
Come mogli o amanti ci sentiamo offese, per il chiaro messaggio di istigazione al tradimento e al menage a trois.
Chiediamo All’Agenzia di pubblicità e alla Bialetti Industrie Spa che la pubblicità venga ritirata, da tutti i media utilizzati e agli Enti e Istituzioni in indirizzo di adoperarsi perché ciò avvenga immediatamente, dichiarando come intendono muoversi.
Donatella Martini
Presidente
Milano, 1 dicembre 2008
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Vi ringraziamo per la pronta risposta alla nostra richiesta. Siamo liete che la pubblicità in oggetto non venga più trasmessa in quanto, ribadiamo ancora una volta, lesiva dell'immagine della donna.
Siamo altresì convinte che gli stereotipi, su cui la pubblicità forzatamente si basa, siano così radicati nella mente umana da renderne difficile il riconoscimento.
Molto spesso cioè, sono così intrecciati al nostro modo di pensare che non siamo più in grado di vederli come tali.
Quest'anno abbiamo intenzione di promuovere occasioni di incontro e dibattito per chiarire e sostenere quanto espresso nella "Motion for an european parliament resolution on how marketing and advertising affect equality between women and men (2008/2038(INI)", a cui speriamo vorrete partecipare.
Cordiali saluti.
Donatella Martini
Presidente
Associazione DonneInQuota