Donne in quota

Bari. Preso l'assassino di Anna Costanzo, truccatrice del teatro Petruzzelli barbaramente uccisa nel proprio appartamento. Si tratta dell'ex fidanzato.

Montesilvano, Pescara. Un uomo aggredisce una donna, in quel momento in compagnia di un amico. È l'ex compagno della donna, agli arresti domiciliari nella propria casa di Foggia per stalking proprio ai danni della ex fidanzata. L'uomo è fuggito indossando una parrucca bionda per non essere riconosciuto, ha seguito la donna e l'amico e ha loro sparato. È al momento ricercato.

Sono solo due dei tanti casi di cronaca che riempiono i nostri giornali, senza che però ci si accorga che esiste un filo rosso che lega tutti questi delitti o tentati delitti: questo filo è rosso come il sangue che scorre in un atto di folle gelosia che travalica e sconfina nella violenza.

Con amara lentezza l'opinione pubblica sta prendendo atto dell'emersione di un reato che fino a poco tempo fa rimaneva confinato all'interno delle mura domestiche: le donne non parlavano per vergogna e per incredulità. Come si può pensare che il compagno che si è scelto, il marito lavoratore, il padre dei propri figli si possa trasformare in una belva e osare violenza? Eppure.

La lentezza con cui emerge questa piaga sociale è inquietante: il perbenismo e l'atteggiamento del benpensante sono talmente tanto radicati nell'opinione comune da lasciare poco spazio alla denuncia di reati causati dall'amore.

Sì, perché in moltissimi casi alla base c'è un amore forte e dichiarato, inizialmente reciproco, un rapporto forte tra assassino e assassinata che si basa sulla condivisione di spazi e di tempi, di esperienze e di sogni. Poi qualcosa si rompe. Ed è nella fase di rottura, di digestione del rifiuto e del fallimento, che lo scenario dello stalker diventa fosco, nero, rabbioso, aggressivo e violento.

Lo stalker è un essere dominante, che pretende di essere protagonista anche quando lo spettacolo è stato cancellato, che vuole decidere del destino della propria storia d'amore senza interpellare la compagna coprotagonista.

Oggi la donna reagisce e denuncia, emerge dall'abisso nel quale era stata relegata dall'educazione paternalistica, dal perbenismo di facciata che preferisce guardare altrove, dalla passività sociale e storica a cui le donne sono state per secoli costrette.

È per questo che UDI ha pensato di organizzare una staffetta per l'Italia lunga un anno, che partisse da Niscemi, dove è stata uccisa Lorena, e arrivasse a Brescia, dove Hina è stata assassinata e sepolta dal padre e dallo zio. Siamo allo sprint finale, dopo aver percorso la penisola da nord a sud e dopo la tappa transoceanica al Palazzo dell'ONU, dopo feste, concerti e momenti di riflessione veri.

La frase finale dunque di una denuncia lunga un anno sarà scritta alla manifestazione nazionale indetta per il 21 novembre a Brescia in piazza della Loggia, dove lacrime e sangue già si sono mescolate con la storia.

Le donne hanno aperto gli occhi, hanno compreso che il corpo è una proprietà privata inviolabile, e che colui che oltrepassa il limite è un aguzzino, un carnefice, ancora una volta uno stalker. E finalmente abbiamo anche noi una legge.

Valentina Paternoster

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