- Dettagli
- Scritto da Super User
- Categoria: Donne e Politica
- Visite: 4024
Abbiamo intervistato alcune candidate alle prossime elezioni regionali dell Lombardia, tutte hanno sottoscritto il nostro Manifesto per le politiche di genere | |
Chiara Cremonesi Candidata per Sinistra, Libertà e Ecologia video | |
Anita Sonego Candidata per Rifondazione Comunista video | |
Marisa Franca Costelli Candidata per Italia dei Valori video | |
Cinzia Fossati Candidata per il Partito Democratico video | |
Anastasia Palli Candidata per il Partito delle Libertà | |
La Regione Lombardia non ha ancora approvato la sua legge elettorale. il Progetto di legge di iniziativa popolare depositato da Udi prevede il 50e50 ovunque si decide. Qual è la sua opinione?
Come ho scritto nel mio programma elettorale è scandaloso che ci siano così poche donne nei consigli di amministrazione delle società pubbliche o a partecipazione pubblica. Sono perciò impegnata per ottenere una maggiore presenza femminile sia negli enti che, ovviamente, negli incarichi elettivi. E' altrettanto evidente che occorrono regole a monte per scegliere le candidature e individuare perciò donne preparate e qualificate e non scelte soltanto in base alla propria avvenenza o all'amicizia con qualche uomo potente. Più che quote servono regole, il 50 più 50, peraltro applicato in alcune regioni, non è una soluzione in sè se non sarà accompagnata da norme per identificare le qualità che si debbono avere per essere messi in lista o nominati nelle società pubbliche. E' un problema culturale di grande rilevanza, purtroppo in Italia le donne subiscono ancora un handicap in molte attività. Se, per arrivare finalmente ad una cultura che si basi sulla meritocrazia, bisognerà per un periodo avere delle quote a difesa delle donne applichiamo pure le quote, ma è una mentalità che va radicalmente cambiata. Nel corso dell'VIII legislatura sono stati depositati 3 Progetti di legge contro la violenza. (2 opposizione 1 maggioranza). I pdl non sono mai stati discussi nella commissione competente e la nostra associazione ha sollecitato più volte e in diverse forme tale discussione. La maggioranza ha risposto che attende la legge quadro nazionale. Qual'è la sua opinione? é necessario attendere una legge quadro anche se altre regioni hanno già approvato la loro legge regionale sulla violenza?Attendere la legge quadro ha un senso se questa legge sarà emanata nelle prossime settimane, altrimenti non è accettabile che alcune regioni abbiano una loro legge per contrastare la violenza ed altre ne siano prive. Il federalismo non può avere cittadine di serie A e di serie B a seconda della regione a cui appartengono. E' perciò evidente che la regione Lombardia dovrà decidere subito se intende o meno tutelare le proprie donne anche in assenza di una legge nazionale. Il nuovo statuto della Regione Lombardia prevede l'istituzione del Consiglio delle Pari Opportunità, crede che sia un passo indietro rispetto all'attuale Commissione delle Pari Opportunità? e in che modo un organismo così articolato potrà definirsi svincolato dalla politica? Il consiglio delle pari opportunità, previsto dalla regione Lombardia, può essere un passo avanti se prenderà iniziative concrete e se in consiglio sarà data una delega ad un consigliere per occuparsi specificatamente dei rapporti tra il comitato, le associazioni femminili e le donne extracomunitarie. Non è importante che un meccanismo sia svincolato dalla politica, è importante che sia svincolato dai partiti ed è importante che i partiti tornino a dare risposte ai cittadini rispetto alle loro reali esigenze. Nell'attuale stato di crisi economica e recessione, nella regione del "fare", quali opportunità si prosettano per le donne? Le donne potranno essere la carta vincente sulla quale investire per la riprendere la crescita economica?Come ha dimostrato anche la relazione votata dal parlamento europeo alla fine della scorsa legislatura, circa un anno fa, (relatore era l'on. Cristiana Muscardini), vi era una effettiva difficoltà per le donne, responsabili di piccole e medie imprese, sia a lavorare nel territorio nazionale ed europeo che nell'internazionalizzazione. Vi sono paesi infatti, extraeuropei, quali ad esempio la stessa Russia, dove una donna imprenditrice deve farsi accompagnare da un suo direttore di sesso maschile altrimenti rischia di non trovare il necessario ascolto. In Italia, nell'ultimo periodo, molte donne in più rispetto al passato si sono dedicate alla piccola e media impresa anche in settori un tempo solo maschili. Penso alle molte donne che coraggiosamente hanno dato vita ad iniziative nel campo agricolo e specificatamente nella viticultura. Esistono in teoria aiuti per le giovani donne imprenditrici ma sono certamente insufficienti e spesso quasi inaccessibili. Inoltre si tratta di trovare anche strumenti per consentire un'iniziativa lavorativa a donne non più giovani che hanno magari visto chiudere l'azienda nella quale lavoravano o che sono andate in pensione relativamente presto. Penso alla grave stortura che esiste rispetto per chi è andato regolarmente in pensione e apre un'attività commerciale: questi è costretto ugualmente a pagare l'inps sapendo che, se il suo lavoro precedente era un lavoro dipendente, non potrà mai ricongiungere i contributi. Ritengo che su questi campi ed altri sui quali spero avremo modo di confrontarci in futuro, la Regione possa e debba dare vita ad immediati provvedimenti. Quali idee per favorire l'iniziativa imprenditoriale femminile in tempi di crisi?Si parla sempre molto di rete, se ne parla ma non si realizzano. Credo che l'imprenditoria femminile abbia la capacità per dedicarsi non solo al miglioramento delle attività legate ai servizi ma anche di occuparsi di tutto il grande settore legato al risparmio energetico e all'ambiente, cioè alla qualità della vita, le donne possano dare un contributo essenziale per sburocratizzare, snellire e razionalizzare. La semplificazione è una necessità sia per i singoli che per le imprese. La nostra Associazione si occupa anche di contrastare la pubblicità sessista. Cosa ne pensa? Quali azioni intende intraprendere in caso di una sua elezione?La pubblicità sessista, l'uso improprio del corpo della donna è una piaga che va combattuta con grande fermezza e decisione. Vi sono già state alcune iniziative in Europa, vorrei prenderle ad esempio per chiedere non solo in regione Lombardia ma in tutta Italia che si affronti questo tema senza tentennamenti. Nello stesso tempo intendo chiedere alle associazioni femminili un impegno comune nella lotta contro la pedofilia, problema purtroppo che è sempre più dilagante nel silenzio connivente di tanta pseudo- cultura. |
Manifesto per la promozione delle politiche di genere elezioni 2010 In quanto candidata alle cariche elettive dei comuni d’Italia / delle province / delle regioni/del Parlamento europeo
mi impegno ad inserire nello statuto dell’ente locale una clausola che definisca norme di parità nella rappresentanza dei due generi, nei consigli, nelle giunte e negli organismi controllati/partecipati e ovunque si decide e regole per la loro attuazione mi impegno a promuovere la costituzione in seno all’ente di riferimento di una commissione (anche trasversale) pari opportunità con l’obiettivo di sviluppare la cultura di genere e le politiche di contrasto agli stereotipi di genere
mi impegno ad attuare politiche di sostegno all’occupazione femminile sul territorio di competenza (così come espresso nella conferenza di Lisbona del 2000, che fissava l’obiettivo di occupazione femminile pari al 60% entro il 2010)mi impegno ad attuare politiche di conciliazione dei tempi sul territorio di competenza mi impegno a sostenere l’attuazione di un “bilancio di genere” in seno all’organo territoriale competente
mi impegno a contrastare gli stereotipi di genere nella pubblicità e nel marketing come da risoluzione del Parlamento Europeo del 03/09/2008
mi impegno a costruire una rete di collaborazione tra le socie elette di DonneInQuota e della rete nazionale “Donne Politica ed Istituzioni” (aperta anche alle elette non socie) per sensibilizzare sui temi legati all’universo femminile (politiche di contrasto alla violenza maschile sulle donne, politiche di conciliazione, politiche di sostegno all’occupazione femminile, sostegno alla battaglia contro gli stereotipi di genere nella pubblicità e nel marketing come da risoluzione europea)- Dettagli
- Scritto da Super User
- Categoria: Donne e Politica
- Visite: 3995
- Dettagli
- Scritto da Super User
- Categoria: Donne e Politica
- Visite: 3645
- Dettagli
- Scritto da Super User
- Categoria: Donne e Politica
- Visite: 3869
mail da DonneInQuota a Udi nazionale datata gennaio 2010
|
da Udi nazionale a DonneInQuota in data 15.01.2010 Cara Donatella la tua mail mi consente di tornare su alcune domande che vengono anche da altre donne che hanno partecipato alla raccolta delle firme. Voglio dire in premessa che abbiamo lamentato fin da subito la mancanza assoluta di recepimento nei partiti della Campagna 50E50…ovunque si decide! anche solo come terreno di discussione. Abbiamo aspettato e aspettiamo ancora che la questione sia posta in agenda, nell’ambito di un più ampio dibattito sulla democratizzazione della politica nei partiti, da donne e da uomini. Non risulta alcun appoggio durante la passata legislature da parte di alcun senatore o senatrice, se la sen. Menapace o altre o altri avessero voluto, avevano tutto il tempo di farla propria ed il 10 giugno 2009 all' audizione presso la Commissione Affari Costituzionali avremmo potuto anche verificarlo, perché le proposte giacenti in tal senso (materia elettorale) sono proposte riprese dalla passata legislatura. Lo stesso dicasi oggi. Non ci risulta nulla, né al Senato né alla Camera. Per ora l'esame è fermo alla Commissione Senato, occupata (ed occupato) da ben altri pensamenti rispetto alla riforma elettorale. In ogni caso, tecnicamente parlando, anche dopo l'esame in Commissione - dove, ribadisco, la nostra attualmente dorme accanto ad altre e durante l'audizione abbiamo ricevuto solo una promessa verbale che saremo informate sull'iter - una proposta di iniziativa popolare può essere fatta propria da qualsiasi soggetto istituzionale. Comunque, dovunque. In Senato, alla Camera. Noi non abbiamo per scelta "chiesto" l'appoggio a nessuno schieramento in particolare (e doverosamente aggiungiamo che nessuno in particolare ce l'ha dato né prima, né durante, né dopo) Abbiamo inoltrato la Proposta a tutte e tutti, più di una volta. Abbiamo promosso incontri nel momento in cui avevamo già in mano le firme e chiesto sostegno a tutte le donne presenti nelle istituzioni, comprese quelle che avevano firmato la nostra proposta. Non ci aspettavamo che venisse "fatta propria" perché - ai nostri occhi - dovrebbe esserlo inequivocabilmente nel senso di democrazia paritaria compiuta e questo è un processo lungo e mi vien da dire doloroso. E’ bene ricordarlo, non chiediamo per legge un risultato numerico, sarebbe troppo semplice, vogliamo garantire a chi vuole giocarsi la partita la possibilità di farlo, il resto dipende dalla scelta degli elettori. Non chiediamo d’ufficio il 50%, perché anche queste sarebbero quote! Chiediamo che le donne possano partecipare alla politica in condizioni di parità, chiediamo di correre, non che ci sia garantita la vittoria, chiediamo che le liste vengano obbligatoriamente compilate dai partiti con una presenza paritaria dei due generi. Con una certa dose di realismo, ci aspettavamo che fosse presa a pretesto per un confronto almeno da chi dichiarava stanchezza per le quote e per la cooptazione. Ma non abbiamo trovato disponibilità tra chi ha impegni istituzionali a compromettersi con noi su questo terreno. Il cammino è lungo, non ce lo nascondiamo. Così come non ci nascondiamo, anzi lo teniamo in doveroso conto, che gli spazi di democrazia nell'attuale regime parlamentare si sono ulteriormente ridotti rispetto al 2007. E che non si vedono all'orizzonte spiragli di intenzioni da parte di qualunque schieramento nemmeno di porre mano alla riforma dell'attuale legge elettorale vigente per Camera e Senato, insomma per capirsi quella dove i partiti nominano chi deve essere poi eletto/a - legge anticostituzionale per ben 5 motivi, tra questi incluso e per primo il motivo attinente alla violazione dell'articolo 51. Lo spazio che ancora c’è è quello di pensare altre iniziative politiche a sostegno della Proposta che ha visto coinvolte tante donne organizzate e no. L’Udi resta aperta al confronto e ai suggerimenti perché insieme si pensa meglio. Per l’Udi, infine, la prossima Assemblea autoconvocata del 30-31 gennaio è un appuntamento cruciale, da qui ripartiremo per definire meglio la nostra azione politica perché sia sempre più incisiva e sempre più occasione di scambio e crescita collettiva. Saluto augurando un felice nuovo anno a te e a DonneInQuota. Pina Nuzzo