Donne in quota

INCONTRO DI SENSIBILIZZAZIONE Sulle tematiche del sessismo in pubblicità e sulle radici culturali della violenza sulla donna con la presentazione dell’Associazione Protocollo contro la Pubblicità Sessista tenuta da Ico Gasparri presidente dell’associazione e artista sociale Interverranno altre componenti del consiglio direttivo Seguirà seminario collettivo con il pubblico sulla lettura e decodifica delle immagini pubblicitarie sessiste Lunedì 14 dicembre 2009 ore 20,35 Presso Auditorium Ca’ Granda Viale Ca’ Granda 19 - Milano Ingresso gratuito Con il patrocinio del Comune di Milano Consiglio di Zona 9 Milano invito

Lettera alla Società De Longhi per lo spot televisivo "Colombina De Longhi"

 

Gentili signore/i, nel nuovo spot della “Colombina De Longhi”

sul divano ci sono marito e due figli (ovviamente un maschio e una femmina emblema della famiglia felice) che mangiano snack sbriciolando dappertutto. Arriva la mamma felice che imbraccia la sua "Colombina" e allegramente aspira tutte le briciole mentre i tre si legano alla cintura di sicurezza del divano per non farsi aspirare. Finito di pulire il bambino ricomincia a mangiare snack, viene guardato male dal padre, ma più per la paura di subire un nuovo attacco da parte della mamma munita di “Colombina”, che per autorità educativa paterna.Lo spot è altamente diseducativo perché:

  • emerge totale mancanza di rispetto nei confronti di colei che svolge il lavoro di cura quotidianamente
  • veicola messaggi antiquati legati a stereotipi e luoghi comuni

Da un'azienda che produce elettrodomestici, e che quindi ha un ruolo di fondamentale importanza nell'alleggerire il lavoro di cura grazie all'applicazione alla sfera del quotidiano dell'innovazione tecnologica, ci aspettavamo una coscienza di genere maggiore: la donna, quando pulisce, non è contenta, soprattutto se ha una famiglia, come quella illustrata nello spot, che si disinteressa dell'ordine e della pulizia. Inoltre, in orario di cena – prima serata, i bambini che vedono la vostra pubblicità pensano inconsciamente di essere autorizzati a sporcare, a dare per scontato che tanto la mamma pulisce. Un target così giovane non riesce ad operare una critica. Se è vero che la pubblicità è lo specchio dei tempi, noi donne – madri – lavoratrici di oggi non ci riconosciamo in questo spot che riteniamo veicoli vecchi concetti non più aderenti alla realtà, che comporta una divisione dei compiti tra uomo e donna all’interno del nucleo famigliare. Possibile che la creatività possa solo esprimersi attraverso lo stereotipato e vecchio messaggio di servitù di mogli/madri nei confronti di mariti e figli? Possibile che la creatività non trovi altre forme di espressione per evidenziare vantaggi e performance di un prodotto di qualità come “la Colombina”? Proponiamo infine una soluzione ai pubblicitari che hanno ideato questo spot: perché non lasciare che sia l'uomo colui che pulisce l'appartamento (perlomeno nel secondo “attacco” dell'elettrodomestico)? Se davvero la nuova Colombina è tanto semplice da usare e da pulire, allora anche un individuo di sesso maschile, per puro luogo comune da voi ben evidenziato più avvezzo alla sporcizia piuttosto che alla cura domestica, può imbracciare la nuova aspirapolvere e fare piazza pulita delle briciole su pavimento e suppellettili. Questa soluzione sarebbe innovativa, perché introdurrebbe finalmente un'ottica di genere nella pubblicità degli articoli per la casa, ma non solo: l'uomo casalingo sarebbe l'elemento che permetterebbe al pubblico di ricordare la Colombina come l'elettrodomestico così semplice e agile da usare che anche un uomo può farlo. Chiediamo comunque anche in questo caso che la scena con il bambino che ricomincia a sporcare sia comunque tagliata in quanto diseducativa per i motivi sopradetti. Vi chiediamo dunque o la sospensione della pubblicità o la modifica di questa con l'ottica di genere sopra esposta. In attesa di Vostra sollecita risposta, porgiamo distinti saluti. Le Associazioni DonneInQuota Amiche di ABCD

 

 

 

 

amiche diq

Dal 7 al 12 novembre avremo a Milano l’Anfora, testimone e simbolo della Staffetta di Donne contro la violenza sulle Donne, iniziativa nazionale promossa da Udi, Unione Donne in Italia che ha avuto inizio il 25 novembre dello scorso anno a Niscemi, e si conclude il 25 novembre di quest’anno a Brescia. All’interno di questa iniziativa le Associazioni DonneInQuota e Amiche di ABCD, continuando un percorso di contrasto ai contenuti lesivi della dignità della donna sui media, propongono una tavola rotonda:

Televisione, pubblicità, giornali. Contrastare gli stereotipi

per prevenire la violenza

 

11 NOVEMBRE 2009 - ORE 20,30

 

Negozio Civico CHIAMAMILANO

Largo Corsia dei Servi - Milano

Saluti di Anna Maria Spina, UDI - Unione Donne In Italia

 

PATRIZIA INES QUARTIERI Presidente Commissione Pari Opportunità Comune di Milano

dialoga con:

 

MONIA AZZALINI Osservatorio di Pavia

GIANNI BIONDILLO scrittore

ANTONELLA EBERLIN portavoce delle Associazioni DonneInQuota e AmichediABCD

MAURO FERRARESI docente di Linguaggio della Pubblicità - IULM Milano

ICO GASPARRI Presidente Associazione Protocollo Contro La Pubblicità Sessista

 

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gmmp

Global Media Monitoring Project (GMMP) 2009                                                                                                                                                                                       Il giorno 10 novembre 2009, in 127 paesi di tutto il mondo si è svolto un progetto di monitoraggio dell’informazione di radio, tv, stampa e internet per analizzare in che modo le donne vengono rappresentate dai mezzi di informazione e contribuiscono a costruire l’agenda delle notizie. Dall’Argentina allo Zimbabwe, passando per il Bangladesh e lo Yemen, le Barbados e l’Italia, l’Australia e il Canada, i quotidiani nazionali e i servizi giornalistici trasmessi in radio, tv e in Internet, sono stati analizzati nell’ambito di un progetto mondiale di monitoraggio dei media: il Global Media Monitoring Project (GMMP). Il GMMP è promosso e coordinato a livello internazionale dalla World Association for Christian Communication (WACC), associazione con base a Toronto, e a livello italiano dall’Osservatorio di Pavia, insieme all’Università degli Studi di Padova. Si tratta della più grande iniziativa internazionale di ricerca, sensibilizzazione e promozione delle pari opportunità nel campo del giornalismo e dell’informazione: l’obiettivo finale è l’avanzamento dell’equità di genere incoraggiando una rappresentazione e un’immagine giusta ed equilibrata di uomini e donne nei media e per mezzo di questi. Il progetto si fonda sulla partecipazione volontaria di associazioni della società civile, studentesse e studenti, ricercatori e ricercatrici universitari, professioniste dei media, persone comuni: organizzati su base nazionale, questi gruppi di lavoro hanno analizzato migliaia di notizie, tratte dai rispettivi media nazionali, in termini d’imparzialità ed equilibrio nella rappresentazioni femminili e maschili veicolate nelle notizie di attualità. Nato nel 1995, in occasione della IV Conferenza Mondiale sulle Donne di Pechino, il progetto si collega direttamente all’obiettivo strategico J della Piattaforma di Azione approvata dalle Nazioni Unite: J.1 “Aumentare la partecipazione e l’accesso delle donne all’espressione e al decision-makingnei e attraverso i media e le nuove tecnologie della comunicazione” e J.2 “Promuovere una rappresentazione bilanciata e non stereotipata delle donne nei media”. Edizioni successive del monitoraggio si sono svolte (anche in Italia) nel 2000 e 2005. Si dice spesso che i media sono riflesso della società; ma il monitoraggio svolto nel 2005 ha dimostrato chiaramente che le donne sono praticamente inesistenti nelle notizie dei media: nelle notizie di tutto il mondo, 4 persone su 5 (79%) erano uomini e comunque solo il 10% delle notizie aveva come personaggio principale una donna. Fra i dati relativi all’Italia, emersi dall’edizione GMMP 2005:

  • · la rappresentazione delle donne nelle notizie, come persone protagoniste delle storie raccontate o come persone intervistate a vario titolo, si attesta al 14%;
  • · le donne sono incluse soprattutto in articoli o servizi relativi a Criminalità e Violenza;
  • · le donne risultano meno rappresentate sotto il profilo professionale o di status sociale rispetto agli uomini;
  • · la presenza delle donne giornaliste è paritaria, se non leggermente maggiore; ciononostante il giornalismo femminile non sembra favorire la rappresentazione delle donne.

I dati raccolti attraverso le attività del monitoraggio saranno analizzati da WACC in partnership con Media Monitoring Africa e Gender Links, entrambi con sede in Sudafrica. Le ricerche condotte, con approfondimenti di tipo qualitativo, si baseranno su esempi concreti e metteranno in luce come alcune abitudini e pratiche giornalistiche consolidate generano notizie che rinforzano gli stereotipi, mentre altre esprimono un giornalismo più sensibile al genere. Un primo Rapporto con i dati del progetto verrà pubblicato in occasione della 54ma sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo Status delle Donne (revisione di Pechino+15, marzo 2010), contestualmente alla valutazione degli Obiettivi del Millennio dell’ONU. Un Rapporto globale e diversi Rapporti nazionali saranno disponibili entro settembre 2010. In Italia saranno organizzati diversi eventi e adottate differenti modalità per la diffusione dei risultati, sia relativi al panorama nazionale che internazionale UNIFEM, il Fondo di Sviluppo delle Nazioni Unite per la Donna, sostiene il progetto e riconosce l’importanza del tema di un equilibrio di genere nei media del mondo intero. La Federazione Internazionale dei Giornalisti e numerose associazioni nazionali che lavorano nel campo dei media sono impegnate nel progetto. Per saperne di più si veda il sito ufficiale del GMMP: www.whomakesthenews.org Una presentazione in lingua italiana del GMMP è disponibile sul sito dell’Osservatorio di Pavia, all’indirizzo: www.osservatorio.it Per informazioni: Monia Azzalini Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Claudia Padovani Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Lettera di denuncia allo IAP in merito alla pubblicità della TIM:

Il nuovo spot Tim vede come location una mostra di arte contemporanea e una bella ragazza scultrice che viene, in maniera alquanto scontata, avvicinata da un uomo attempato. Dopo aver scoperto che è lei l’autrice dell’opera d’arte che stanno entrambi guardando, lui si adopera affinché con le proprie conoscenze possa raccomandarla con l’intento esplicito di vedersi ricompensato. La battuta finale, sul gioco di parole cubismo-cubista, infine, chiude l’adescamento

In questo spot compaiono più stereotipi negativi: la bella ragazza che necessita per forza di aiuto per avere successo nel proprio lavoro, l’uomo influente che ostenta le proprie conoscenze, la battuta di chiusura che denota ignoranza e confonde un concetto culturale forte ed emancipatore relativo all’immagine della donna con la donna-immagine e oggetto di un locale. Pensiamo che l’utilizzo di due personaggi noti, l’una per la propria bellezza l’altro perché attore di cine-panettoni nel quale ricopre peraltro sempre il ruolo del marito fedifrago, non giustifichi una sceneggiatura che sottolinei che nella vita è necessario essere belle e avere una raccomandazione per riuscire nel proprio lavoro. Già nello spot precedente emergevano alcuni classici stereotipi come il genitore in crisi di mezza età e la professoressa carina, ma almeno in quel caso il ruolo forte era dalla parte della donna mentre l’uomo risultava ridicolo e ignorante. La tv ha un ruolo educativo che non va sottovalutato. La pubblicità ancora di più, facendo parte di quel meccanismo che influenza l’atteggiamento dei consumatori non solo nell’atto di acquisto, deve tendere alla diffusione di valori culturali innovativi e al passo con i tempi. Chiediamo dunque che si ritiri e si ripensi la pubblicità sopradetta riequilibrando il ruolo dei generi: si dia dunque alla donna la professionalità che con fatica si costruisce ogni giorno, essendo essa un soggetto multitasking della nostra società, e si conceda all’uomo una visione rispettosa del ruolo della donna. L’associazione DonneInQuota si mette infine a completa disposizione per consigli e suggerimenti su come scardinare anche attraverso la pubblicità gli stereotipi di genere di cui i nostri mezzi di comunicazione sono, purtroppo, invasi. DonneInQuota

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